Secondo il Boston Consulting Group (BCG), il passaggio alle proteine alternative potrebbe costituire un’efficace soluzione alla crisi climatica odierna. Più del 30% dei consumatori intervistati è disposto a sostituire l’utilizzo di carne, sia per motivi salutistici che per alleggerire l’impatto sul clima.
Negli ultimi decenni l’uomo ha posto l’intero pianeta sotto pressione per sostentare una popolazione in costante crescita. Il sistema alimentare, infatti, responsabile del 26% delle emissioni di gas serra, è la principale causa del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e della scarsità d’acqua. La produzione di carne e latticini ne è un esempio eclatante. Oltre a contribuire notevolmente all’inquinamento, comporta lo sfruttamento dell’80% dei terreni agricoli. Il consumo di una maggior quantità di proteine alternative a base vegetale non solo aiuterebbe a proteggere ettari di terreno ma rallenterebbe anche il riscaldamento globale. Infatti, le emissioni di gas serra derivanti dall’allevamento animale intensivo includono fino al 50% di metano, che ha un potenziale di riscaldamento globale molto più alto dell’anidride carbonica.
Le aziende negli ultimi anni hanno risposto alle richieste del mercato e dei consumatori cominciando ad investire nelle proteine alternative. A livello globale, tra il 2019 e il 2021 gli investimenti sono quintuplicati. Secondo il BCG, entro il 2035 nove piatti tradizionali su dieci avranno una soluzione equivalente per prezzo, gusto e consistenza a base di proteine alternative.